Storia di un ragazzo in un castello infestato

Capitolo 1
È il giorno di compleanno di Luca e come regalo vuole visitare il castello di Tispole, il primo sindaco di Savero, la sua città. I suoi genitori non avrebbero mai approvato di portarlo al castello ma visto che compie 10 anni hanno fatto un’eccezione. Si dice che il castello sia stregato, o meglio: abitato dal fantasma di Tispole che ingabbiava chiunque sarebbe penetrato nella sua dimora. Tutti ci credevano perché il castello è situato a 10 chilometri dal centro città, tutte le strade che uscivano dalla città accerchiavano il castello e si mantenevano alla larga.
Ma perché tutti hanno paura di Tispole? Ora ve lo racconto: Tispole era sindaco di Savero da 57 anni, lui conosceva tutti i 200 abitanti e loro conoscevano lui. Savero aveva un sacco di campi e produceva tantissima materia prima grazie ai precisi ordini di Tispole. Tutti i borghi adiacenti a Savero invidiavano la città così un giorno un inviato delle altre città andò ad abitare Savero nella casa più malandata in modo che nessuno sapesse della sua esistenza. A quei tempi la città era costruita intorno al castello. L’inviato, di nome Sergio, alla mattina si travestì da un abitante e andò dal sindaco a chiedergli se poteva lavorare per lui. Il sindaco, convinto che era un suo abitante, gli diede il posto di segretario. Quella sera avvenne la disgrazia: Sergio uccise a coltellate il sindaco e tornò nella sua catapecchia per dormire. Durante la notte dal cadavere di Tispole nacque un fantasma che ipnotizzò gli abitanti facendoli abbandonare tutte le case e scappare dal paese. Quella notte nei paesi adiacenti a Savero ci fu un gran casino con l’arrivo degli abitanti. Sergio non contento del lavoro appiccò il fuoco a tutte le case ma rimase coinvolto nell’incendio. La dimora di Tispole era di sasso e perciò non prese fuoco. Qualche anno dopo alcune persone di Savero si chiesero il perché di quel castello in mezzo al nulla così andarono ad abitare a 10 chilometri dal castello dove c’è la Savero di oggi.

la famiglia di Luca va al castello
Ultimamente il castello aveva cambiato proprietario: all’asta l’avevano venduto per quattro soldi. Nessuno sapeva chi era l’acquirente, lui era rimasto segreto a tutti. Luca decise di iniziare dall’ufficio di Tispole dove con dei manichini era stata riprodotta la scena dove Sergio accoltellava il sindaco. La famiglia decise di cambiare sala perché quella non dava molta ispirazione, così passarono alle camere e successivamente alla cucina. L’abitazione di Tispole era situata nel suo periodo storico ossia intorno al 1800. Avevano visitato tutto il castello a parte le segrete.
I genitori di Luca dissero di tornare a casa visto che aveva smesso di piovere ma Luca era talmente curioso che scese e i genitori lo seguirono a ruota. Luca trovò bellissime le prigioni e le usanze dei tempi su come trattavano i prigionieri, però, se lui fosse un ladro preferirebbe le prigioni del giorno d’oggi. Poi chiese se poteva farsi fare una foto nella prigione fingendo di essere un ladro dei tempi. All’improvviso i ferri della prigione rilasciarono una scarica di luce bianchissima poi la prigione si aprì e con uno strano movimento rinchiuse dentro tutta la famiglia di Luca.

la cucina di Tispole
Capitolo 2
Dal muro uscirono degli spettri. La famiglia si spaventò tantissimo e si nascose sotto la panchina. Uno spettro, che si chiamava Vario, disse a Davide( un altro spettro) “ehi Davide stasera mi sa che faremo una cenetta come si deve: i polli ce li abbiamo, manca solo il sugo! Ah ah ah!”- “hai proprio ragione Vario! L’ultimo pollo stava per finire! Mmm ho già l’acquolina in bocca. Diciamo a Sgruzzo di accendere i fornelli?”- “calma Davide tu vuoi sempre mangiare, pensa prima a dare il benvenuto ai polli”- “ah, già è vero ma io ho fame! Benvenuti bocconcini di stasera, vi stavamo aspettando!” poi il fantasma tirò una leva e il fondo della prigione si aprì e la famiglia cadde giù in un'altra prigione buia.
Luca aveva i suoi capelli ricci che erano diventati dritti come manici di scope, suo fratello tremava come se fosse dentro una cella frigorifera mentre i suoi genitori, malgrado avesse tastato tutta la prigione, non si trovavano e così lui e suo fratello si spaventarono ancora di più. Gattonando per la stanza Luca trovò un punto dove il muro dalla terra diventava legno e poi ancora terra così capì che lì c’era la porta. Mario, il fratello di Luca, disse: “ ma se il muro è fatto di terra perché non proviamo a scavare una galleria?”- “bella idea” rispose Luca così iniziarono a scavare un buco nella parete. Per loro fortuna nella direzione che scavavano andavano in direzione della cella dei loro genitori. 5 minuti dopo Luca e Mario arrivarono nella cella dei genitori e quando la terra franò capirono di essere finiti in un'altra cella e toccando quei corpi per terra capirono che erano i loro genitori.
Nella loro cella erano passati degli strani fantasmi che succhiano l’affetto dalle persone e poi le addormentano. Luca, pensando che fossero morti, gli diede un bacio e improvvisamente i suoi genitori si svegliarono perché Luca aveva dato un po’ del suo affetto ai suoi genitori e li aveva risvegliati da quel sonno quasi eterno. La mamma e il papà erano felicissimi di rivedere i loro figli e loro gli esposero il loro piano di fuga cioè scavare una galleria che portasse all’esterno. Il papà aveva in tasca un coltellino da campeggio, con le posate attaccate, così con il cucchiaio iniziò a fare un buco e con il coltello staccò i pezzi di terra più duri.

Davide e Vario
A un certo punto il papà disse che si era incastrato perché aveva fatto il buco troppo stretto poi sentirono una risata agghiacciante e una corrente d’aria, successivamente arrivò Davide e disse: “ volete evadere? E così sia” poi fece apparire una ruspa e iniziò a scavare un foro più grande di quello fatto dal papà di Luca. Loro non capivano il motivo di quella gentilezza ma lo capirono subito: dopo essere stati inondati da un sacco di terra il fantasma smise di scavare e la famiglia vide che aveva finito il tunnel in una sala con del vapore così pensarono che li aveva portati in una sauna o in una sala con una piscina ma quando uscirono li aspettava una brutta sorpresa: lo spettro li aveva condotti da Sgruzzo il fantasma cuoco che stava facendo ribollire pentoloni e paioli con tutto il necessario per cucinare umano arrosto con contorno di denti in pastella( creata con le ossa triturate) “lieto di fare la vostra conoscenza cena di stasera ma sono solo la una e io vi cucinerò alle cinque” disse Sgruzzo “sapete siamo in venti abitanti del castello perciò devo preparare la salsina già adesso”. Venti fantasmi fluttuanti nel castello: Luca sentì una scarica fredda scorrerli lungo la schiena, tutti quei fantasmi che si sarebbero mangiati le sue ossa, la sua carne, il suo sangue, i suoi organi in bocca a degli esseri morti e poi resuscitati in fantasmi: per un umano non era dignitoso. Sgruzzo li legò come un arrosto e li buttò in un pentolone sospeso sopra un mucchio di legna pronta per essere acceso e con dell’acqua per ammorbidire la “cena”. Sgruzzo ritornò ai fornelli e prese del burro per l’arrosto e girò le patate in forno poi tirò fuori una scatola di fiammiferi e accese il fuoco. Nel pentolone c’è un termometro, Luca lo guardò e segnava 20 gradi ma era già in ascesa. A 40 gradi Luca sentiva caldo ai piedi mentre suo fratello fino al bacino. A 55 gradi Mario e la mamma svennero. Luca e il papà saltavano per non scottarsi. A 60 gradi avevano perso le speranze ma all’improvviso dal muro uscì un fantasma diverso dagli altri: aveva un’aria più spettrale; Luca pensava che era uno dei venti fantasmi che l’avrebbero pappato quella sera invece lui immobilizzò Sgruzzo poi prese il pentolone e lo riempì di ghiaccio e l’acqua calò subito di temperatura.
Capitolo 3
Il fantasma si presentò: “salve io sono il fantasma di Tispole e vivo in questo castello da 200 anni: conosco ogni passaggio segreto e…” Mario si risvegliò subito: “cosa cosa cosa? Passaggi segreti nel castello? Dove? Li posso vedere?” Mario era un fan dei passaggi segreti e cose del genere. “be vedete: io non sono morto accoltellato, sono morto nei passaggi segreti: Sergio ha accoltellato mio fratello gemello che ha ipnotizzato tutti per il brutto <<fatto>> che Sergio gli ha fatto passare. Io ero nascosto dentro nei passaggi segreti che avevo fatto costruire e solo io sapevo dell’esistenza.”- “ ma perché vostro fratello era al vostro posto?” chiese la famiglia in coro. “mio fratello viveva lontanissimo da me e quello è uno dei pochi giorni che lo vedo e anche se siamo grandi ci stuzzichiamo come da piccoli. Lui s’è vantato di essere il capo di una grande società di trasporti e io gli ho risposto di essere il sindaco di una città così lui ha detto che voleva provare a fare il sindaco ma quando venne accoltellato pensò che l’accoltellamento l’avevo organizzato io così ha fatto scappare tutti.” Tispole tirò una leva, la cucina si abbassò e si aprì un passaggio segreto.
Tispole li invitò nella sua dimora dove rianimò la mamma ancora svenuta dall'alta temperatura nella pentola poi mostrò a Mario una carta vecchissima che rappresentava tutti i passaggi del castello, tutte le sale e tutti i corridoi. Luca gli chiese perché lui ha neutralizzato Sgruzzo: “ultimamente nel castello girano quei fantasmi che quando sono morto io non c’erano.” Rispose Tispole. Intanto Mario si stava memorizzando la mappa dei passaggi segreti nel castello, non vedeva l’ora di andare a visitarli.

mappa dei passaggi segreti del castello
Tispole aveva capito il desiderio di Mario così lo accontentò e portò tutti a fare una visita dei passaggi segreti. A un certo punto il papà sentì qualcosa scricchiolare sotto i suoi piedi: “ oh, non fateci caso: sarà un qualche topo centenario. Ah non vi ho ancora presentato il mio animale domestico: eccolo qui!” la famiglia vide un cane molto allegro e... fantasma.
“mi tiene compagnia durante i giorni che passo a marcire in questo castello”. Nella parte segreta il castello sembrava infinito infatti i protagonisti stavano girando per mezz’ora e avevano visitato solo metà dei passaggi segreti. Ogni porta che incontravano Tispole gli spiegava dove si usciva e cosa c’era lì fuori. A un certo punto Mario notò un buco nel muro coperto da degli assi di legno: “ cos’è quel buco lì?”- “buco? Quale buco? Da queste parti non ci sono bivi!” rispose Tispole. “ma lì c’è un buco” rispose testardo Mario. Tispole si girò e vide il buco di cui parlava Mario: “è vero hai ragione, non l’ho mai notato.” Mario si girò verso Luca e lo guardò con un’espressione come per dire: guarda cosa ho trovato IO (espressioni che si usano tra fratelli).
Tispole decise di andare a vedere dove portava il buco e tutti approvarono perché era il loro primo sindaco così Tispole provò ad entrare nel muro ma non ci riuscì: “c’è una parete anti-fantasma perciò bisogna sfondarla”. La famiglia provò a spingere le assi che bloccavano l’apertura ma erano bloccate da dei sassi. “dobbiamo trovare un altro sistema per aprire un passaggio. “forse io so come passare” disse Tispole e li condusse nel suo ufficio. Dietro la tenda della finestra c’era un bottone che diede accesso a un ripostiglio segreto nel muro dove c’erano degli attrezzi da fai da te. “è il mio hobby segreto” disse. Da lì presero una sega e andarono a tagliare le assi.

Mario sta segando le assi
Capitolo 4
cinque minuti dopo avevano finito di tagliare i legni che bloccavano l’apertura. La famiglia entrò con un po’ di paura. Si trovavano in una sala vuota senza uscita; non c’era niente a parte un piccone e un cartellone di stoffa su un muro con scritto: benvenuti. Tutti s’insospettirono e andarono a controllare il cartellone e dietro scoprirono un altro buco. Entrarono in una specie di galleria e quando si trovarono a metà tutte e due le entrate franarono e così rimasero incastrati nel tunnel.
Tispole provò a scappare ma c’era una barriera anti-fantasma, poi dall’alto si aprì una botola e venne giù una persona che solo guardarla faceva paura. Aveva la faccia con della barba corta e nera con cattiveria che gli scorreva negli occhi e dei capelli tutti aggrovigliati. “benvenuti nel mio castello! Potevate visitarlo ma non dovevate arrivare qui!” disse la persona con voce arrogante “ probabilmente voi non mi conoscete ma in altri posti del mondo mi cercano tutti! Io sono… Milzio Gaciore il più grande bandito del mondo!” e così gli mostrò un manifesto con una sua foto e una taglia di 100000€ vivo o morto.
Anche al fantasma scese un brivido in schiena: il ladro faceva più paura di qualunque altro. Milzio continuò “naturalmente avrete conosciuto i miei amici, ormai girano un po’ per tutto il castello pero se volete ve ne presento uno: ecco a voi… Sgruzzo il mio amico cuoco!” Sgruzzo arrivò in un lampo e disse: “bravo capo sei riuscito ad acchiappare la cena!” successivamente si tolse un lenzuolo e sotto apparve un umano in carne e ossa.
“ecco Sgruzzo, un mio amico ladr… della mia stessa professione, un collega. Lui nei penitenzi… nelle case di vacanza era il cuoco: pensate, riusciva a sbucciare 15 patate in 1 minuto mentre Davide e Vario sono i giullari: di sera con loro non si smetteva mai di ridere, più o meno siamo una trentina di colleghi e ci siamo piazzati qui nel castello per fare una società. Purtroppo un rompiscatole ci ha impedito di realizzare subito i nostri piani: quello stupido là!!” disse Milzio indicando Tispole “mostraci chi sei e sappi che se sei un poliziotto sei sotto tiro!” esclamò tirando fuori una pistola. Vario, Davide e Sgruzzo fecero lo stesso.
Tispole si offese e rispose: “ io sono un fantasma vero e non accetto simili offese!” gli rispose con tono decisivo. “l’hai voluto tu” ribatté Milzio e tirò il grilletto. A Tispole non successe nulla! Era un fantasma. “ ha ha ha! Così impara a rovinarmi i piani!” quando Milzio si accorse che Tispole si muoveva ancora si spaventò e svenne con i suoi compari. Luca e la sua famiglia li presero e gli trasportarono nel rifugio di Tispole dove vennero rianimati e legati con cura.

i ladri catturati e legati
Tispole decise di rimanere alla guardia dei prigionieri mentre Luca, Mario e i genitori sarebbero andati alla cattura degli altri banditi. Il papà di Luca si travestì da Milzio poi andò nella stanza più grande del castello e fecero l’adunata. Quando arrivarono tutti Milzio, o meglio, il papà di Luca, iniziò a parlare: “ come vedete mancano Davide, Sgruzzo e Vario, loro sono finiti nelle mani di quelle persone che tutti voi pensate: sono stati arrestati!” la mamma e Luca ascoltavano dal piano di sopra: “ il papà recita proprio come un grande attore”- “quindi dobbiamo traslocare in un altro posto più sicuro! Se loro parleranno arriveranno qui e ci scopriranno, ci arresteranno e allora saranno guai! Tu organizza un furgone per scappare mentre voi fate scomparire tutte le tracce!”
Per 10 minuti nel castello ci fu un gran trambusto poi tutto tacque: tutti avevano finito i loro compiti. Intanto nella casa di Tispole stavano organizzando il piano: il papà sarebbe salito alla guida del furgone, poi Tispole gli avrebbe spaventati e il papà sarebbe andato alla prigione e li avrebbe scaricati lì. Finalmente partirono: il papà era alla guida travestito da Milzio mentre dietro c’erano tutta la banda di criminali. A più o meno un chilometro dal castello il furgone si fermò: avevano bucato. Tutti scesero e il papà tirò fuori il cric e la ruota di scorta e si mise all’opera e qui finì la sua parte d’attore: per tirare su il furgone col cric il papà sudò e il trucco venne via; ora era la persona di sempre. Un ladro lo riconobbe: “ehi guardate! Lui è l’adulto che abbiamo catturato questa mattina e che poi è scappato! Addosso!” tutti saltarono sul papà e lo legarono come un salame e successivamente venne legato nelle frasche così nessuno lo vedeva. Legato il papà ripartirono e scapparono verso le montagne dove avrebbero trovato rifugio. Intanto al castello Tispole con la mamma, Luca e Mario ascoltavano la storia dei criminali che erano riusciti a catturare(non prendete esempio da loro!): “già da quando ero bambino facevo il monello, rubavo le merende ai miei compagni, scappavo dalla scuola, mi impossessavo del portafoglio del direttore e della maestra, quando la mamma mi metteva in castigo e chiudeva a chiave la porta la scassinavo con…” la mamma portò Luca fuori dalla stanza perché il ladro andava troppo nei dettagli. Quando Milzio finì la sua storia s’incamminarono alla prigione per vedere se il papà era arrivato con “i doni” per i poliziotti. Stavano passando sotto l’albero dove il papà era appeso; lui li vide passare così iniziò a muoversi per attirare l’attenzione: “ ehi mamma possiamo fermarci un attimo, sull’albero c’è uno strano uccello, probabilmente alla maestra interesserà!” disse Luca. Così salì sulla pianta e vide il papà appeso ad un ramo; lo liberarono e lui raccontò tutto quello che gli era capitato dalla gomma bucata al trucco che era venuto via e poi quando venne appeso sull’albero.

Il papà è stato slegato
Capitolo 5
Nessuno sapeva dove fossero diretti i banditi e poi sarebbe stato impossibile scovarli. Demoralizzati tornarono al castello a salutare Tispole. Quando li vide arrivare così depressi capì al volo che qualcosa non era funzionato e dopo aver ascoltato la storia disse: “forse so come aiutarvi, ho interrogato ancora un po’ i quattro banditi qui con noi e mi hanno riferito che in caso di emergenza sarebbero scappati verso le montagne dove annualmente si tiene il grande raduno dei ladri di tutto il mondo. Però Sgruzzo, Vario e Davide sono riusciti a scappare. Probabilmente si saranno uniti agli altri”- “e dove si trova questo raduno” chiese Luca “ non dovremo mica setacciare tutte le montagne!”- “no, mi hanno riferito che c’è una caverna molto grande sul monte Piripicco dove si rifugiano e aspettano l’inizio del raduno.” –“eccolo, è qui a soli… 500Km dal castello” disse Luca guardando una cartina della regione. “presto dobbiamo organizzare una spedizione e raggiungere la caverna” disse Tispole tutto felice “voglio catturarli quei maledetti invasori di castelli!”
Chiamarono subito la polizia per far mettere in prigione Milzio prima che scappasse: “pronto? potete venire per la cattura di Milzio Gaciore, detto l’imprendibile. Ci troviamo qui al castello di Tispole e …”disse la mamma. “come, prego? Milzio Gaciore? Ma lo sapete che è chiamato l’imprendibile? Questo significa che è impossibile catturarlo. Non è ancora il primo d’aprile! Quindi non prendeteci in giro! Arrivederci.” la mamma riferì agli altri: “non ci credono, cosa possiamo fare?” decisero di portarlo di persona così gli avrebbero creduto di sicuro. Solo che una decina di chilometri a piedi, con dei ladri che non vogliono andare in prigione, non erano pochi perciò arrivarono là in 1 ora.
Quando entrarono nella città con Milzio tutti li guardavano con occhi strabici, alcuni lo toccarono per vedere se era vero e anche dopo questo test non ci credevano comunque, alcuni gli diedero soldi dicendo: “complimenti per l’imitazione” solo che a quel punto Milzio si arrabbiava così tanto che, dopo aver ricevuto un bello schiaffo, ci credevano un po’ di più. Giunti al centro di polizia successe più o meno la stessa cosa, solo che lì non dicevano – complimenti per l’imitazione – ma facevano una faccia come se avessero visto un fantasma. Arrivati dal capo la mamma gli disse: “allora, vi sembra ancora imprendibile?” al capo della polizia uscirono gli occhi dalle orbite: Milzio Gaciore in persona!!! La mamma lo depositò lì e se ne tornò al castello. Milzio era rosso dalla vergogna: lui era stato catturato!
Gli altri compagni di Milzio, quelli scappati al monte Piripicco, ebbero una brutta sorpresa: nella caverna vi era traslocato un orso. E per di più un orso molto suscettibile: appena li vide entrare in casa sua li cacciò nei suoi modi facendoli correre come dei disperati. Dopo due ore di intensa corsa l’orso si stufò delle sue vittime e se ne tornò a casa sua.

un orso molto arrabbiato con i visitatori indesiderati
I ladri in fuga, stremati dalla corsa, si sdraiarono all’ombra di una roccia per riprendere fiato. Dopo dieci minuti di riposo sentirono delle voci avvicinarsi sempre di più: erano le voci di Luca e dei suoi fratelli e genitori. Per paura di essere scoperti saltarono in dei cespugli. La voce era della mamma di Luca che diceva: “strano: Milzio aveva detto che si sarebbero nascosti in una caverna qua da qualche parte ma io non vedo nessuno.”
Capitolo 6
I banditi, allarmati dall’arrivo di persone scapparono verso il bosco dove avrebbero fatto perdere le loro tracce più facilmente. La famiglia li vide e si misero a inseguirli. All’inizio il bosco era formato da abeti e larici e c’era un buonissimo odore di resina. Correndo alcuni inciamparono nei rami caduti dalle piante ma per sfortuna dei nostri protagonisti non riuscirono ad acchiappare nessuno.
Dopo una mezzoretta di corsa arrivarono in una faggeta( bosco di faggi), erano alla base di una montagna e correre era un po’ scivoloso quindi decisero di andare in piano. Corri, corri a un certo punto trovarono un fiume da attraversare che rallentò molto la loro fuga però nessuno venne catturato. Dopo circa dieci minuti dal fiume si trovarono in una valle con una pista di decollo senza la torre di controllo, sembrava abbandonata ma guardando il cielo videro un aereo che si dirigeva proprio lì.
Si scansarono sul bordo della pista e quando l’aereo atterrò videro Jack un loro amico collega che gli aprì lo sportellone e gli imbarcò tutti portandoli via al sicuro. “cavolo ci sono sfuggiti! Ma non andranno lontano!” il papà di Luca era veramente arrabbiato per la perdita di quei criminali. Intanto sull’aereo tutti interrogavano Jack come aveva fatto a prenderli: “be’ è stato semplice: venivo per vedere se la pista fosse ancora intatta per il raduno dei ladri quando ho visto voi in fuga e vi ho fatto salire e a quanto pare sono arrivato appena in tempo”- “eh già” rispose un altro ladro. “adesso dobbiamo trovare un posto dove continuare la nostra attività: io propongo quell’isola laggiù: per geni del crimine come noi non sarà un problema farci conoscere.”
Atterrati sulla costa dell’isola si armarono e si diressero verso il villaggio indigeno davanti a loro. “fermi tutti o spariamo! Dateci le cose più preziose che avete!” i banditi si trovarono davanti un mucchio di conchiglie perché gli indigeni dell’isola non conoscevano l’oro o i soldi come loro speravano. “ ehi non è carnevale fuori i soldi!” gli indigeni fecero una faccia confusa e solo ora capirono che non gli avevano così si accontentarono delle conchiglie perché: “forse rivendendole incasseremo qualcosa” disse Sgruzzo. Quando cominciarono ad andarsene con manciate di conchiglie gli indigeni capirono cosa volevano fare così diedero l’attacco riprendendosi tutte le conchiglie fino all’ultima briciola.

i soldi dell'isola indigena
I ladri terrorizzati dall’attacco appena ricevuto corsero, come se non ci fosse un domani, fino all’aereo e presero subito il decollo verso un nuovo posto dove continuare il lavoro. Dopo circa due ore di volo atterrarono in un aeroporto per fare il pieno. Naturalmente la benzina la rubarono e per loro fortuna non si accorse nessuno.
Durante il loro volo incontrarono una turbolenza d’aria: l’aereo fece su e giù e alcuni ladri picchiarono la testa sul tetto dell’aereo. Successivamente atterrarono su un’altra isola in cerca di diamanti perché un ladro a bordo aveva il naso che fiutava la ricchezza perciò decisero di atterrare. Il fiutatore( di nome Gingi) li guidava come se fosse cresciuto sull’isola e li portò dritti, dritti a una miniera di diamanti. Sull’entrata c’erano delle cartine della miniera, dei picconi e dei binari dove passavano i carrelli da miniera. Entrando videro un sacco di cartelli con vietati, informazioni sulla miniera, misure di sicurezza, eccetera come per esempio: in miniera si entra con in casco, vietato sparare in miniera, vietato accendere fuochi o fumare, la miniera è
I banditi a caccia di diamanti entrarono senza leggere nessuno dei cartelli e sena casco. Decisero di seguire le rotaie perché così sarebbero arrivati direttamente dove stavano estraendo i diamanti. A un certo punto le rotaie si misero a vibrare così si scansarono nascondendosi dietro a un mucchio di sassi e poco dopo sfrecciò un carrello carico di roccia. “peccato che non erano diamanti” disse Jack uscendo dal suo nascondiglio dove si rinascose subito perché era in arrivo un altro carrello che a differenza del primo era carico di diamanti. Sgruzzo prese una corda che c’era per terra e fece un lazo che usò per fermare il carrello che lo trascinò via e gli altri si misero a rincorrerli dietro arrivando all’uscita della miniera. Il carrello continuò la sua corsa seguendo il fianco della montagna fino a rientrarci. Intanto i ladri stavano cercando di tenere il passo con il carrello. Dopo circa due chilometri il carrello si fermò e poco dopo arrivarono i compari di Sgruzzo stremati dalla corsa. “che corsa” disse un ladro poi sentirono delle voci avvicinarsi. Molto probabilmente erano quelle degli operai che venivano a prendere il carico del carrello appena arrivato perciò caricarono le armi e si misero in difesa del loro bottino. “ehi voi! Che ci fate qui? Non avete letto il cartello che la miniera è chiusa al pubblico? Sciò andate a visitare da altre parti le miniere!” disse un uomo che sembrava essere vissuto sempre lì dentro. “scusami vecchio ma noi siamo banditi e qui da adesso comandiamo noi!” disse un bandito sfoderando una pistola “e adesso che ci siamo conosciuti possiamo prendere questi?” disse indicando i diamanti. “s-si f-fate p-pure c-come s-se n-non c-ci f-fossimo p-però r-risparmiateci!!” disse un operaio terrorizzato dalle pistole. “grazie mille, possiamo servirci?” Sgruzzo aveva un’aria allegra. Quando furono carichi come somari decisero che era il momento di andare. Jack, per la gloria del bottino, sparò indietro facendo venire un infarto all’operaio. Appena più avanti sentirono un rumore sospetto alle pareti della miniera: le pareti si stavano crepando! “ehi Jack in miniera non si può sparare altrimenti il boato avrebbe rotto le pareti! C’era scritto all’entrata!”-“e perché non me lo hai detto?”-“be, non me lo hai mai chiesto” Jack era nero dalla rabbia: “ti meriteresti di rimanere qui imbecille!!” I ladri continuavano a correre ma erano troppo lenti perciò decisero di abbandonare il bottino.
I banditi a caccia di diamanti entrarono senza leggere nessuno dei cartelli e sena casco. Decisero di seguire le rotaie perché così sarebbero arrivati direttamente dove stavano estraendo i diamanti. A un certo punto le rotaie si misero a vibrare così si scansarono nascondendosi dietro a un mucchio di sassi e poco dopo sfrecciò un carrello carico di roccia. “peccato che non erano diamanti” disse Jack uscendo dal suo nascondiglio dove si rinascose subito perché era in arrivo un altro carrello che a differenza del primo era carico di diamanti. Sgruzzo prese una corda che c’era per terra e fece un lazo che usò per fermare il carrello che lo trascinò via e gli altri si misero a rincorrerli dietro arrivando all’uscita della miniera. Il carrello continuò la sua corsa seguendo il fianco della montagna fino a rientrarci. Intanto i ladri stavano cercando di tenere il passo con il carrello. Dopo circa due chilometri il carrello si fermò e poco dopo arrivarono i compari di Sgruzzo stremati dalla corsa. “che corsa” disse un ladro poi sentirono delle voci avvicinarsi. Molto probabilmente erano quelle degli operai che venivano a prendere il carico del carrello appena arrivato perciò caricarono le armi e si misero in difesa del loro bottino. “ehi voi! Che ci fate qui? Non avete letto il cartello che la miniera è chiusa al pubblico? Sciò andate a visitare da altre parti le miniere!” disse un uomo che sembrava essere vissuto sempre lì dentro. “scusami vecchio ma noi siamo banditi e qui da adesso comandiamo noi!” disse un bandito sfoderando una pistola “e adesso che ci siamo conosciuti possiamo prendere questi?” disse indicando i diamanti. “s-si f-fate p-pure c-come s-se n-non c-ci f-fossimo p-però r-risparmiateci!!” disse un operaio terrorizzato dalle pistole. “grazie mille, possiamo servirci?” Sgruzzo aveva un’aria allegra. Quando furono carichi come somari decisero che era il momento di andare. Jack, per la gloria del bottino, sparò indietro facendo venire un infarto all’operaio. Appena più avanti sentirono un rumore sospetto alle pareti della miniera: le pareti si stavano crepando! “ehi Jack in miniera non si può sparare altrimenti il boato avrebbe rotto le pareti! C’era scritto all’entrata!”-“e perché non me lo hai detto?”-“be, non me lo hai mai chiesto” Jack era nero dalla rabbia: “ti meriteresti di rimanere qui imbecille!!” I ladri continuavano a correre ma erano troppo lenti perciò decisero di abbandonare il bottino.

la miniera da dove i ladri cercavano di rubare i diamanti
Capitolo 7
“non ce ne va bene una!” disse uno sull’aereo appena decollato dall’isola. “o il prossimo colpo va a segno oppure vado in prigione!” disse Jack, poi aggiunse: “si diceva così per dire, non prendetemi sul serio.” Sull’aereo erano tutti un po' arrabbiati e un po' tristi per il colpo mancato: “potevo diventare ricco sfondato e invece rimango povero come prima.” Dopo tre ore di volo fecero una pausa per mal d’aria e atterrarono dietro il muro di un edificio costruito in una landa abbandonata. “ehi, che ne dite di fare una visitina qui dentro e vedere se c’è qualche souvenir da prendere?” propose uno. Detto, fatto si armarono e andarono in visita della costruzione.
Ora torniamo ai nostri protagonisti: erano andati a trovare Tispole, che oramai era diventato un loro grande amico, quando, parlando del più e del meno uscì l’argomento dei ladri che vivevano nel castello: “mi disonora e disonora il mio castello ad aver ospitato quei ladroni dai quattro soldi. Quasi quasi vado nel mondo delle tenebre a farmi mangiare dai Milopi (i Milopi sono creature che mangiano le anime delle persone morte, i fantasmi) e sparirò per sempre da questo mondo crudele.” “ma dai, non dire così! Se riusciamo a catturare i ladri copriresti il castello di una fama incredibile e nessuno si ricorderebbe che li hai ospitati( a parte che sono entrati di loro buona volontà)!” disse la mamma in tono consolatorio. “sì, ma…”Tispole non era molto convinto della frase della mamma “vedrai, se lo dimenticherebbero tutti!” disse il papà e quando finì di parlare sentirono delle voci venire dall’esterno.
Tispole si sporse dalla finestra della camera e per poco non svenne, quindi si affacciarono anche gli altri e le loro gambe iniziarono a tremare dalla paura.
I ladri avevano iniziato a invadere l’edificio dove avrebbero fatto il colpo quando scoprirono una cosa che non avrebbero voluto scoprire (e infatti a molti venne un colpo): avevano fatto il giro del mondo e si trovavano nel cortile del punto di partenza: ovvero il cortile del castello!! In quel momento i ladri impazzirono e presero a correre come oche nel cortile: chi non avrebbe paura di un fantasma vero? Poi ripresero coscienza e i più intelligenti corsero verso il ponte levatoio che si chiuse di colpo intrappolandoli nel castello. “che vergogna” disse un ladro appena ebbe ripreso senso di sé stesso “intrappolati come canarini nel trasportino di un gatto e qui il gatto è il…” non finì la frase perché tutti avevano capito chi era il “gatto”. “perfetti riflessi” disse il papà quando vide i ladri disperati nel cortile, poi continuò: “ora bisogna terrorizzarli e catturarli e io so già come!” “come?” chiesero in coro Tispole e Luca. “beh, basterà che Tispole li spaventi un pochino e il gioco è fatto!” disse il papà con tono orgoglioso del suo piano. “ma io non sono bravo a spaventare le persone” disse Tispole agli altri. “ma è semplice: dovrai uscire dalla finestra e urlare <sono il fantasma del castello e ora vi porto tutti al macello!>” Tispole uscì dalla finestra e più della metà dei ladri svenne. I pochi rimasti tremavano come gelatine. “sono il fantasma del castello e ora vi porto tutti al macello!!”ciò che uscì dalla bocca di Tispole sembrava una battuta ma i ladri si spaventarono lo stesso. “no fantasma, ci risparmi la vita! Faremo tutto quello che vuoi!” il mantello di Tispole cominciava ad arrosarsi per la rabbia: “avete profanato la mia dimora però oggi sono gentile quindi tu lega tutti i tuoi compagni, e mettiti al muro!” disse Tispole a Sgruzzo. Lui eseguì il compito con una rapidità eccezionale. Quando fu al muro Luca lo legò come un salame. “ora basta chiamare la polizia e il gioco è fatto” disse Tispole.

i ladri svenuti alla vista del fantasma
La mamma prese il telefono e compose il numero della polizia: “sì, pronto? Chiamo con la polizia? Sì buongiorno, vorrei chiamare per l’arresto di una banda di ladri, i complici di Milzio detto l’imprendibile (anche se è stato preso) e…” la mamma non finì di parlare quando sentì tutto il centro di polizia che rideva: “signora, prendersi gioco della polizia è un reato perciò le faccio una multa: nome e cognome prego!” ma la mamma aveva già appeso. “bisogna trovare un modo per farli arrivare qui senza parlare dei ladri, magari per un altro motivo!” disse il papà dopodiché Mario saltò su urlando: “ci sono! Basta incendiare il castello! Così accorreranno qui!” se Tispole poteva l’avrebbe preso a pugni: “MA SEI MATTO? INCENDIARE IL MIO CASTELLO? MA LE ROTELLE SONO TUTTE A POSTO? EH?” Mario invece aveva pensato anche a questo: “basta fare un finto fuoco cioè far partire un fuoco nelle pentole o padelle e poi dire che sta bruciando tutto, dall’esterno si vedrà il fumo che sale e nessuno, finché non arriverà qui scoprirà il trucco!”. a tutti sembrò l’idea migliore così cominciarono a prendere pentole e pentoloni dalla cucina e li portarono in cima alle mura, nascosti dalle merlature, in seguito portarono fascine di legna e infine accesero il fuoco.
Capitolo 8
“pronto, polizia? Presto, sta bruciando il castello dell’ex sindaco Tispole, quello a 10 chilometri dalla città!! Presto! Accorrete!”-“cosa? Sta bruciando quel castello maledetto< Tispole voleva entrare nel telefono e arrivare lì per farli rimangiare l’insulto ma il papà li fece segno di rimanere calmo> ma signora, lo lasci bruciare così quel maledetto fantasma brucia e nessuno avrà più paura!” se avesse potuto si sarebbe infilata nel telefono anche la mamma “agente se non si ferma l’incendio si amplierà e arriverà fino lì… fino qui in città!!” la mamma si era tradita ma l’agente non si era accorto: “ehi è vero! Raduno un paio di volanti e saranno subito lì!” la mamma e tutti gli altri fecero i salti di gioia: finalmente erano riusciti a far arrivare la polizia al castello!!!

il castello di Tispole visto dall'esterno
10 minuti dopo la polizia era lì al castello e si accorsero del trucco: “ehi signora perché allarmate la gente facendo finti incendi?”-“ venga dentro signor agente, ho un regalino per voi!” a tutti i poliziotti si fermò il cuore per un secondo: tutti i ladri più ricercati erano lì legati! Presto arrivarono un sacco di furgoni per portare i criminali in un bellissimo penitenziario dove avrebbero passato una ventina d’anni. “signori, mi potreste spiegare una cosa: perché avete fatto finta d’incendiare il castello e non avete detto subito che tenete prigionieri questi ladri?”-“ perché l’agente che risponde al telefono non ci credeva!” risposero in coro. “penso di capire: vi ha risposto Friggi, il poliziotto più stupido del mondo, ha passato gli esami di ammissione perciò gli abbiamo dato un posto di lavoro dove non facci troppi guai”.
EPILOGO
I nostri protagonisti ricevettero una grandissima somma per l’arresto di tutti i ladri e la investirono nell’acquisto del castello e la sua riparazione: venne aperto come museo presentato nientemeno che da Tispole che era felicissimo di raccontare a tutti la sua vita. Ogni mese la famiglia di Luca andava a trovare Tispole perché ormai erano diventati grandi amici e tutti i ladri del posto cambiarono lavoro: con quella famiglia in giro era troppo difficile fare i ladri, avevano arrestato i più grandi criminali di sempre, loro sarebbe stato un gioco da ragazzi.